In Italia insegnare la storia nelle scuole è spesso improntato verso la memorizzazione di date, nomi e eventi, dando poco spazio a connessioni tra presente e passato o storytelling. I giovani di oggi spesso vedono la storia come una lista di fatti morti, invece che una narrativa che gli parla. In tanti non la studiano a fondo, il risultato? Generazioni sempre più storicamente ignoranti e meno curiosi delle proprie radici culturali.
Un problema ricorrente è il modo in cui il programma si interrompe sempre nello stesso punto: il 1945. Lo racconta bene una frase della rivista italiana The Vision:
“Non c’è una legge che impedisca a un insegnante di superare il bastione del 1945. Ci sono però svariati motivi che non fanno addentrare gli studenti nelle vicende della seconda metà del Novecento, e probabilmente il principale è il tempo. Qualche anno fa venne fuori un sondaggio, realizzato a due settimane dagli esami di maturità, in cui veniva mostrato a che punto fossero gli studenti italiani con il programma di Storia. Il 25% non era arrivato nemmeno alla seconda guerra mondiale.”
Un quarto degli studenti italiani finisce le superiori senza sapere nulla sulla Guerra fredda, terrorismo e delle molteplici trasformazioni sociali che ci hanno portato dove siamo noi ora. Eppure questi temi aiuterebbero tantissimo per comprendere il presente ed osservare con sguardo critico il mondo di oggi.


