Ecco perché un recente progetto pilota a Innsbruck, in Austria, sta suscitando scalpore: per la prima volta, l'Eugenio Onegin di Pëtr Čajkovskij è stato eseguito con audiodescrizione dal vivo.

Può sembrare un piccolo passo, ma segna una rivoluzione silenziosa, non solo per le persone con disabilità visiva, ma per l'idea stessa di opera. Perché l'alta cultura non deve necessariamente significare barriere elevate. Può, e deve, essere condivisa.

Opera che puoi ascoltare, letteralmente

Il progetto è nato dalla collaborazione tra l' Università di Innsbruck, il Teatro di Stato Tirolese e l'Assessorato allo Sviluppo Culturale di Innsbruck . Il loro obiettivo? Rendere l'opera più accessibile e ridefinire il suo vero pubblico.

Nel corso di un semestre, studenti e docenti del Dipartimento di Studi sulla Traduzione dell'università hanno collaborato con professionisti del teatro per creare una narrazione parlata che descrivesse ogni aspetto della scena: dalle scenografie ai costumi, dalle luci ai movimenti degli attori. La descrizione in diretta è stata trasmessa tramite cuffie durante due rappresentazioni dell'Eugenio Onegin , nell'aprile e nel giugno 2025.

Ma non si è trattato solo di un'aggiunta tecnica. L'audiodescrizione è stata integrata nell'esecuzione stessa, sincronizzata con precisione tra i sopratitoli in tedesco e la musica di Čajkovskij, creando un nuovo tipo di esperienza operistica, ricca di suoni e di storia.

Imparare facendo e fare davvero la differenza

Per gli studenti universitari coinvolti, si è trattato di più di un esercizio accademico. È stata l'occasione di dare forma a un vero e proprio evento culturale. Non si sono limitati a esercitarsi nella traduzione: hanno imparato come la lingua possa costruire ponti e abbattere barriere.

E questo era importante. Il loro lavoro ha contribuito a rendere una delle forme d'arte più prestigiose d'Europa accessibile anche a persone che raramente hanno la possibilità di sperimentarla.

L'accesso prima di tutto: la cultura come diritto, non come lusso

Gli organizzatori non si sono limitati alla narrazione. Hanno fatto in modo che i prezzi dei biglietti fossero ridotti per i partecipanti non vedenti e ipovedenti, estendendo lo sconto anche a un accompagnatore. Non si trattava solo di rendere lo spettacolo tecnicamente accessibile, ma anche di renderlo socialmente inclusivo.

Come sottolinea il Dott. Marco Agnetta di INTRAWI, la vera accessibilità non è un favore, ma una responsabilità. Arte e cultura ancora troppo spesso trattano l'inclusione come un optional. Questo progetto dimostra che non deve essere per forza così.

Un nuovo tipo di “Gesamtkunstwerk”

L'opera è spesso descritta come un'opera d' arte totale , un'"opera d'arte totale" che unisce musica, immagini e narrazione in un'unica esperienza immersiva. Ma per il pubblico non vedente e ipovedente, la componente "visiva" è tradizionalmente fuori dalla portata di tutti.

Questo esperimento di Innsbruck ha dato al termine un significato completamente nuovo. L'audiodescrizione non si è limitata a spiegare le immagini, ma le ha sostituite, tradotte e rese emotivamente coinvolgenti.

Ha dimostrato che la narrazione creativa può superare le barriere sensoriali, aprendo nuove possibilità non solo per le persone con disabilità, ma per tutti i pubblici. Perché una volta che si inizia a prestare attenzione a come qualcosa appare, si muove e scorre, si vede – o si sente – l'opera in modo diverso.

Inclusione by design: come città, università e teatri possono collaborare

Uno dei motivi del successo di questo progetto? Il potere della partnership. Ha riunito un teatro, un'università e l'amministrazione cittadina, dimostrando che quando le istituzioni collaborano, il vero cambiamento diventa possibile.

La speranza ora è di estendere ulteriormente l'accessibilità, a più spettacoli e a più gruppi sottorappresentati.

Questo modello potrebbe essere replicato in altre città europee, soprattutto perché molte istituzioni culturali si stanno confrontando con il problema di come rendere l'inclusione più di un semplice slogan. La risposta di Innsbruck è piacevolmente pratica: smettere di chiedersi "Ne vale la pena?" e iniziare a chiedersi "Come possiamo realizzarlo?"

La buona notizia: non servono budget enormi o tecnologie all'avanguardia. Servono collaborazione, determinazione e le giuste competenze.

Da Innsbruck all'Europa: l'opera inclusiva come modello per il futuro

Ciò che è accaduto a Innsbruck non deve restare per forza a Innsbruck. Il progetto dimostra che l'opera, spesso considerata elitaria e inaccessibile, può diventare uno spazio di uguaglianza.

L'audiodescrizione dal vivo non è un costoso espediente. È un investimento per ampliare il tuo pubblico, rendere il tuo palcoscenico più dinamico e democratizzare l'esperienza dell'arte.

Man mano che sempre più Paesi sviluppano strategie per l'uguaglianza e politiche di accessibilità, esempi come Onegin a Innsbruck mostrano come può essere attuata concretamente.

Perché, in fin dei conti, la cultura è una questione di connessione. Che sia attraverso la musica, la voce o semplicemente la condivisione di uno spazio con gli altri, la vera arte accoglie tutti.

Ed è esattamente questo il tipo di cultura che la prossima generazione europea dovrebbe costruire.

Dai forma alla conversazione

Hai qualcosa da aggiungere a questa storia? Hai qualche idea su interviste o angolazioni da esplorare? Facci sapere se vuoi scrivere un seguito, un contrappunto o condividere una storia simile.