Articolo di Francesca Moriero – Giornalista Fanpage.it
Ogni anno, l’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, raccoglie e analizza migliaia di campioni di alimenti per verificare la presenza di residui di pesticidi, cioè quelle sostanze chimiche usate per proteggere le coltivazioni da insetti, funghi o erbe infestanti. Il monitoraggio serve a valutare quanto questi residui siano presenti negli alimenti che arrivano sulle nostre tavole e se i livelli rilevati possano rappresentare un rischio per la salute. Nel suo ultimo rapporto, basato sui dati raccolti nel corso del 2023, l’EFSA ha confermato un quadro stabile e rassicurante: nella stragrande maggioranza dei casi, i residui sono ben al di sotto dei limiti previsti dalla normativa europea. Di conseguenza, l’esposizione dei consumatori europei è considerata molto bassa, e quindi poco preoccupante dal punto di vista sanitario.
Pesticidi nei cibi: che cosa ha analizzato l’EFSA
Nel 2023, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha avviato, come ogni anno, un’ampia campagna di analisi su alcuni tra gli alimenti più presenti nella dieta dei cittadini europei; il controllo è avvenuto nell’ambito del programma europeo di monitoraggio coordinato, che coinvolge tutti gli Stati membri insieme a Norvegia e Islanda. Questo programma si basa su campionamenti casuali: gli alimenti vengono selezionati senza seguire un criterio di rischio, proprio per avere una fotografia realistica e rappresentativa di ciò che effettivamente si consuma ogni giorno. Nel 2023 sono stati raccolti 13.246 campioni, appartenenti a una lista di dodici prodotti alimentari scelti perché molto diffusi sulle tavole europee; tra questi figurano ortaggi come carote e cavolfiori, frutti come kiwi, arance e pere, alimenti di base come patate, riso integrale e segale, ma anche fagioli secchi, cipolle e due prodotti di origine animale: fegato bovino e grasso di pollo. Questa lista non cambia ogni anno: i prodotti vengono analizzati a rotazione, ogni tre anni, per poter osservare eventuali cambiamenti nel tempo. E i risultati? Sono rassicuranti. Nel 99% dei casi, infatti, i campioni analizzati rispettavano pienamente i limiti previsti dalla normativa europea. In particolare, il 70% degli alimenti non conteneva residui misurabili di pesticidi, mentre un altro 28% ne conteneva in quantità molto basse, comunque entro i limiti di legge. Solo il 2% dei campioni ha invece superato la soglia massima consentita, ma dopo aver tenuto conto del margine d’errore previsto nei metodi di laboratorio, la percentuale effettiva di non conformità si è fermata all’1%.
Numeri, dunque, che mostrerebbero un sistema di vigilanza solido e una qualità complessiva degli alimenti che rimane alta. Non si tratterebbe poi di un caso isolato: le percentuali sono praticamente identiche a quelle registrate nel 2020, a conferma di una situazione stabile.