I voli cargo nello Xinjiang sollevano preoccupazioni sul lavoro forzato

Nell'ultimo anno, centinaia di voli cargo hanno collegato la Cina con l'Europa, trasportando migliaia di tonnellate di merci dalla provincia dello Xinjiang. Questa regione, patria della minoranza uigura, è da tempo al centro di controversie internazionali a causa di segnalazioni di lavori forzati e violazioni dei diritti umani.

Secondoun'analisi dell'organizzazione di difesa dei diritti umani Uyghur Human Rights Project (UHRP) con sede a Washington, negli ultimi 12 mesi sono state istituite più di 40 rotte aeree che collegano l'Europa con gli aeroporti dello Xinjiang. Le merci vengono spedite verso paesi come Regno Unito, Germania, Ungheria, Grecia, Svizzera, Belgio, Irlanda e Spagna.

L'UHRP sottolinea che gli aerei trasportano prodotti di e-commerce, abbigliamento, calzature, elettronica, ricambi per auto e prodotti agricoli, settori particolarmente vulnerabili allo sfruttamento del lavoro forzato uiguro.

"La rapida espansione dei voli cargo tra la regione uigura e l'Europa rappresenta una minaccia crescente all'integrità delle catene di approvvigionamento nell'UE e nel Regno Unito", afferma David Alton , presidente della Commissione parlamentare per i diritti umani del Regno Unito. Sostiene che il numero crescente di voli contraddice il meccanismo dell'UE per il monitoraggio dei prodotti sospettati di essere realizzati con lavoro forzato.

Compagnie aeree all'ombra delle accuse

Non tutte le compagnie di trasporto hanno piena conoscenza dell'origine delle merci che trasportano. Ad esempio, i rappresentanti della compagnia aerea georgiana CAMEX Airlines ammettono di non avere alcun contatto diretto con i produttori né di essere in grado di verificare se i prodotti siano realizzati in condizioni di lavoro forzato. Allo stesso modo, la compagnia aerea britannica European Cargo dichiara di rispettare le normative nazionali come il Modern Slavery Act del 2015, ma riconosce che tracciare l'intera catena di approvvigionamento è difficile.

Nel 2021, i legislatori del Regno Unito hanno riconosciuto che nello Xinjiang è in corso un "genocidio", di cui fa parte anche il lavoro forzato degli uiguri. Nello stesso anno, gli Stati Uniti hanno imposto il divieto di importare prodotti realizzati nella regione sfruttando il lavoro forzato, e tali norme sono state ampliate nel 2025.

L'Unione Europea ha adottato il Regolamento sul Lavoro Forzato alla fine del 2024 per limitare l'afflusso di beni prodotti in violazione dei diritti umani. Nel Regno Unito è in vigore il Modern Slavery Act, ma nella pratica entrambi i regolamenti sono difficili da applicare, le merci vengono raramente controllate alle frontiere e le catene di approvvigionamento sono spesso poco trasparenti.

Aumento del numero di voli e futuro del commercio

Lo Xinjiang sta diventando un polo centrale della "Via della Seta Aerea" cinese, parte integrante della Belt and Road Initiative (BRI). L'aeroporto di Ürümqi è ora uno dei principali punti di esportazione e si prevede di aprire altri sette aeroporti civili.

"Ogni spedizione incontrollata da Ürümqi rappresenta una potenziale violazione dei diritti umani e un fallimento nella lotta al lavoro forzato", osserva Henryk Szadziewski, direttore della ricerca dell'UHRP.

Gli esperti stanno esortando i governi e le aziende a sospendere le attività nella regione finché non sarà possibile effettuare un audit affidabile delle condizioni di lavoro.

Lo sviluppo dell'aviazione cargo dallo Xinjiang rappresenta, da un lato, un'opportunità per il commercio e l'integrazione della regione nel mercato globale; dall'altro, presenta serie sfide etiche e politiche. L'Europa si trova oggi di fronte a un dilemma: sostenere il commercio, rischiare di rendersi complice di violazioni dei diritti umani o adottare misure radicali per proteggere l'integrità delle sue catene di approvvigionamento.

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