Articolo di Francesca Moriero – Giornalista Fanpage.it
La libertà e il pluralismo dei media sono in forte declino in tutta l’Unione Europea. Lo evidenzia l’ultimo rapporto pubblicato dalla Civil Liberties Union for Europe, di Liberties, redatto con il contributo di ben 43 organizzazioni per i diritti umani da 21 Stati membri. Il documento denuncia un attacco sistematico all’indipendenza dei media, favorito da una crescente concentrazione proprietaria, opacità nei finanziamenti pubblici e debolezze normative che minano l’efficacia della nuova legge europea sulla libertà dei media, l’EMFA (European Media Freedom Act), in vigore da agosto 2025. Il rapporto sottolinea anche come l’indipendenza dei giornalisti sia compromessa da intimidazioni, violenze fisiche e cause legali pretestuose (SLAPP), oltre che da una trasparenza insufficiente sulla proprietà dei media. In paesi come Croazia, Francia, Spagna, Slovenia, Svezia e Paesi Bassi, pochi gruppi privati dominano interi settori dell’informazione, riducendo drasticamente il pluralismo. Ma il caso italiano è tra i più gravi, secondo Liberties.
La vulnerabilità del servizio pubblico italiano
In Italia, il governo Meloni non ha ancora adottato misure efficaci per garantire trasparenza nella proprietà dei media né per prevenire conflitti di interesse. Particolarmente allarmante è la situazione della Rai, il servizio pubblico italiano, regolato dalla cosiddetta “legge Renzi” (n. 220/2015), che consente al governo e alla maggioranza parlamentare di nominare la quasi totalità del consiglio di amministrazione. Questa configurazione renderebbe così l‘emittente pubblica fortemente esposta alle pressioni politiche. L’amministratore delegato, scelto dal governo, gode di ampi poteri gestionali e libertà di spesa, in contrasto con i principi di indipendenza stabiliti dall’EMFA. A maggio 2024, due ricorsi al TAR del Lazio hanno contestato la legittimità della procedura di nomina del CdA Rai, ritenuta contraria alle norme UE. Nonostante questo, il nuovo consiglio è stato insediato il 1° ottobre. Il rapporto segnala anche un clima di forte autocensura e pressione interna, testimoniato dal caso emblematico dello scrittore Antonio Scurati: la cancellazione di un suo monologo antifascista nel programma di Serena Bortone, e il successivo procedimento disciplinare a suo carico, hanno sollevato infatti dure reazioni. Usigrai aveva indetto uno sciopero generale il 6 maggio 2024, cui ha aderito il 75% degli iscritti, denunciando la trasformazione della Rai in “un organo di stampa del governo”.