Foto di Vishnu R Nair
Le origini medievali dei festival musicali
Ma grattando la superficie, scoprirete che non si tratta mai solo di festeggiamenti. Dalle loro radici nel carnevale medievale, dove i sudditi si divertivano con le maschere, sovvertivano le convenzioni e si prendevano gioco dell'establishment, le feste hanno una lunga storia di dissenso e impatto culturale.
Nell'Europa moderna, quell'eredità di dissidenza arde ancora intensamente. Dietro le lineup in vetta alle classifiche, i post degli influencer e le sponsorizzazioni multinazionali, i festival musicali hanno spesso un retroscena ferocemente politico, carico di significati che spesso si perdono nel discorso della cultura pop moderna.
Spesso i festival riflettono il loro momento politico o addirittura vi si oppongono apertamente. Dalle proteste guidate dai giovani contro la dittatura ai movimenti per i diritti delle minoranze e la libertà artistica, questi raduni hanno plasmato e sono stati plasmati dai tempi.
Quest'anno, quelle correnti politiche sotterranee sono tornate a galla con forza. Mentre la stagione estiva dei festival volge al termine e i tendoni vengono smontati per l'anno prossimo, il 2025 sarà ricordato per una serie di momenti che hanno spinto i festival oltre le pagine musicali, nel cuore del dibattito culturale e politico. Dalle proteste sul palco ai boicottaggi internazionali, la stagione ci ha ricordato che il palco è ancora uno spazio di resistenza.
I cinque festival che seguono, dai campi del Somerset in Inghilterra alle mura della fortezza di Novi Sad in Serbia, dimostrano come la politica sia ancora una parte importante dell'esperienza del festival.
EXIT Festival (Serbia)

L'EXIT Festival si svolge ogni estate nella fortezza di Petrovaradin di Novi Sad, con palchi che si estendono dai grandi cortili fino all'Arena da ballo illuminata dall'alba nel vecchio fossato.
ALLORA: Lanciato nel 2000 come protesta studentesca di 100 giorni contro Slobodan Milošević, mirava a mobilitare i giovani e chiedere un cambiamento. Dopo la caduta del dittatore, il festival si è trasferito nella fortezza nel 2001, trasformandosi in un simbolo del nuovo spirito democratico della Serbia e in uno dei principali festival musicali d'Europa.
ORA: Nel 2025, l'eredità politica di EXIT si è chiusa. Dopo aver espresso il proprio sostegno alle proteste anti-corruzione all'inizio di quest'anno, gli organizzatori hanno avvertito che il festival potrebbe "andare in esilio", forse addirittura trasferirsi dalla Serbia. La loro dichiarazione ha citato l'ostilità dello Stato, la riduzione dei finanziamenti e un clima di dissenso agghiacciante.
Glastonbury (Inghilterra)
Foto di Aranxa Esteve su Unsplash (aranxaesteve.com)
Glastonbury è uno dei festival musicali più iconici e culturalmente venerati d'Europa. Si tiene ogni anno a Worthy Farm, nel Somerset, ed è il rito di passaggio per eccellenza per gli appassionati di musica, con centinaia di ore di copertura online e la BBC, l'emittente pubblica britannica.
Ieri: Lanciato nel 1970, Glastonbury affonda le sue radici nella controcultura e nell'ethos anti-establishment, traendo ispirazione dai festival gratuiti e dai movimenti di protesta degli anni '60. Notoriamente no-profit, nel corso degli anni ha promosso con forza le tematiche ambientali e di giustizia sociale e vanta una lunga collaborazione con il CND e numerose organizzazioni benefiche.
Oggi: La polemica è scoppiata nel 2025 quando il duo punk hip-hop britannico Bob Vylan ha guidato i cori di "Morte all'IDF" durante il loro set, innescando un'indagine della polizia e un'ondata di proteste sui media nazionali. Nel frattempo, il gruppo rap irlandese Kneecap ha riacceso il dibattito politico con slogan filo-palestinesi. I Kneecap hanno iniziato il loro set guidando la folla nei cori di "F**k Keir Starmer", dopo che il Primo Ministro britannico aveva dichiarato che era "inappropriato" per i Kneecap suonare. I Kneecap hanno anche replicato con un comunicato sui social media: Sai cosa non è "appropriato", Keir? "Armare un fottuto genocidio", riferendosi al sostegno del Regno Unito alla campagna militare israeliana a Gaza.
Sziget (Ungheria)
Foto di Bence Szemerey su Pexels (Instagram.com/benceszemerey)
Ieri: Sziget è stato fondato nel 1993 nell'Ungheria post-comunista, come protesta studentesca di base contro il vuoto culturale e un governo che trascurava le arti. Per decenni è stato un simbolo ungherese della libertà di parola e dell'impegno dei giovani. Ancora oggi, il suo slogan è "Isola della libertà".
Oggi: Nel 2025, il Sziget è diventato un inaspettato punto di svolta per il dissenso politico. Migliaia di partecipanti al festival si sono uniti a cori antigovernativi rivolti al regime di Viktor Orbán. I cori riflettevano la crescente frustrazione per i presunti attacchi alla democrazia e la disillusione dei giovani ungheresi. Le tensioni hanno raggiunto l'apice quando al gruppo rap irlandese Kneecap è stato vietato di esibirsi, ma è riuscito a trasmettere un messaggio di sfida a tarda notte sugli schermi del festival, accusando Orbán di censura e di sostenere la guerra di Israele contro Gaza. La folla è esplosa in fischi e cori mentre il video si concludeva con inviti a opporsi al genocidio e a sostenere la libertà palestinese.
Roskilde (Danimarca)
Foto di freeimages.com
Roskilde è il festival più grande e socialmente impegnato della Scandinavia: un raduno di 130.000 persone che dura una settimana appena fuori Copenaghen. Ogni estate Roskilde diventa la "terza città più grande della Danimarca", con un'etica condivisa fatta di musica, attivismo e comunità radicale.
Ieri: il Roskilde Festival fu lanciato nel 1971 da due studenti ispirati dai movimenti di controcultura dell'epoca. Il festival è cresciuto fino a diventare un'istituzione no-profit fortemente indipendente, che da oltre 50 anni destina i propri profitti a cause umanitarie, ambientali e culturali.
Oggi: Nel 2025, le radici attiviste di Roskilde sono diventate centrali. Le installazioni di protesta dei Led By Donkeys (che prendevano in giro Donald Trump, Elon Musk e il politico di destra britannico Farage) erano ben visibili in tutto il sito, mentre spettacoli e workshop affrontavano temi quali la giustizia climatica, la solidarietà con i rifugiati e i diritti digitali. Quando i politici si sono chiesti se il festival fosse diventato "troppo politico", gli organizzatori hanno chiarito che questa è stata la loro missione fin dal primo giorno.