
foto: presidenty.ro
Egli ritiene che la ragione principale per cui sempre più persone idealizzano il comunismo sia la profonda delusione nei confronti della classe politica degli ultimi trent'anni.
"Corruzione, mancanza di trasparenza, promesse non mantenute e un senso di ingiustizia hanno indebolito la fiducia delle persone nel presente e nel futuro. Quando le speranze vengono ripetutamente tradite, la nostalgia diventa una reazione naturale, anche se basata su un'immagine distorta del passato. Questa falsa immagine dell'era comunista è anche alimentata da campagne di disinformazione che cercano di minare i valori democratici e presentare una versione abbellita del passato, nascondendo la verità sulla repressione, la paura, la fame e la mancanza di libertà", ha scritto il presidente su Facebook.
Il fatto che due terzi dei rumeni considerino Nicolae Ceaușescu un buon leader dimostra quanto sia fragile la nostra memoria collettiva e quanto facilmente le percezioni possano essere manipolate quando lo Stato non investe nell'educazione storica, nell'educazione civica e in una comunicazione onesta con i cittadini, ha aggiunto.
"Per mantenere viva e significativa la democrazia, dobbiamo combattere con fermezza la disinformazione, ripristinare la fiducia dei cittadini attraverso politiche eque e costruire una società in cui giustizia, equità e sviluppo reale siano percepiti da tutti. La Romania non può costruire un futuro solido guardando indietro con illusioni. Abbiamo il dovere di imparare dal passato, non di rilanciarlo", ha concluso il Presidente.
Informazioni sul sondaggio
L'indagine condotta dall'INSCOP e dall'Istituto per l'Investigazione dei Crimini Comunisti e la Memoria dell'Esilio Romeno (IICCMER) (giugno-luglio 2025) mostra che i giovani sotto i 30 anni sono sempre più interessati al periodo comunista, pur ammettendo di non disporre di informazioni sufficienti. Le loro fonti principali sono la scuola, la famiglia, i libri e i documentari, mentre i social media svolgono un ruolo minore.
Sono i più critici nei confronti del comunismo, ritenendo che il regime fosse in gran parte negativo, con meno libertà, più corruzione e un accesso più difficile all'istruzione e all'assistenza sanitaria. Considerano lo Stato comunista meno attento ai suoi cittadini e considerano Ceaușescu un pessimo leader, a differenza dell'opinione della maggioranza.
Nel complesso, il 55,8% dei rumeni afferma che il comunismo è stato piuttosto positivo per la Romania e il 48,4% ritiene che la vita fosse migliore prima del 1989, una nostalgia che si riscontra soprattutto tra gli anziani, i meno istruiti e i gruppi a basso reddito.
I giovani credono che oggi la produzione sia più elevata, che i valori morali siano meglio promossi e che i media dell'era comunista (musica, film, spettacoli) fossero più deboli di quelli attuali. Sono anche i più consapevoli degli abusi del regime e sostengono fermamente una migliore educazione al comunismo. Sono anche i più propensi ad affermare che messaggi filo-comunisti siano presenti nello spazio politico odierno.